Novecento3 min

di L'Obbiettivo

Bene!

Forse non s’inizia con un’esclamazione il primo articolo di una nuova rubrica, o forse sì, ma oggi possiamo trasgredire le normali regole della scrittura ed avvalerci del libero arbitrio. Una volta ogni tanto, eh, mica sempre! Chiudiamo la settimana parlando di libri.

No, non sbuffate, non è la manfrina che vi danno i prof da leggere durante le vacanze estive o, se proprio la loro scelta coincidesse con la mia, beh, lasciatemelo dire, in forma del tutto spassionata e libera da vincoli: hanno buon gusto. Qualcuno di voi conosce Alessandro Baricco? Ne ha mai sentito parlare? Neanche un eco lontano? Poniamo rimedio… Come si dice in questi casi?

Alessandro Baricco è un autore, saggista, critico musicale e conduttore televisivo italiano, nato a Torino il 25 gennaio 1958. Ha collaborato con Rizzoli e Feltrinelli e le sue più importanti opere che ricordiamo sono: Castelli di rabbia (1991), Oceano Mare (1993), Mr. Gwyn (2011), Tre volte all’alba (2012) e non le citiamo tutte perché altrimenti non finiremmo più. Il libro di cui andremo a parlare non è propriamente un libro, ma un miscuglio di più cose che alla fine hanno confluito anche alla realizzazione di un film. Ebbene, vi voglio far tuffare tra le fantastiche onde dell’Oceano, tra un ballo e l’altro, con il più grande pianista di tutti i tempi. Signori, fidatevi se vi dico che non ve ne pentirete.

Novecento.

Con una sola parola racchiudiamo periodo storico, titolo dell’opera e nome del protagonista. Pubblicato con Feltrinelli nel 1994, nasce essenzialmente come un monologo che Alessandro Baricco scrisse per Eugenio Allegri, successivamente si è trasformato, a detta dell’autore, in una “storia da leggere ad alta voce”, io ci aggiungo da seguire passo passo con il film “La leggenda del pianista sull’oceano” appena terminata la lettura. Mi sono imbattuta in una sera d’estate nello stravagante, e sicuramente senza precedenti, personaggio di Danny Boodman T.D Lemon Novecento. Nome bizzarro, ma, vedete, è quello che capita quando si viene ritrovati su un pianoforte, il primo giorno dell’anno del nuovo secolo, in una scatola di limoni, da un vecchio marinaio di colore che nella sua vita ha visto soltanto carbone e nella sua testa ricerca semplicemente il riposo. Novecento è il cosiddetto figlio di nessuno, forse solo del mare, ma anche qui in maniera illegittima. E cosa fa uno per scappare dal dolore? Per beffarsi della vita che sa essere canaglia e bastarda? S’inventa un modo per fuggire dalla realtà, anche rimanendo su una nave, il Virginian, dalla quale in verità non si vuole poi scendere.

Uno ci balla quasi sempre con i sogni, figuriamoci poi se si sta su un piroscafo che traghetta verso l’America alla conquista del mondo tanto agognato da chi, certe cose, se le poteva permettere soltanto nell’immaginario. Ed è proprio in questo frangente che Novecento crea la sua musica. Suona il pianoforte e sembra quasi che lo faccia come se le sue dita fossero delle ballerine accompagnate dalle note. È lui il maestro ed è sua l’anima, certo, non tranquilla, certo, non serena, certo, malinconica. Le “note normali” non gli appartengono, ma, in fondo, il suo stesso corpo non gli appartiene poiché non è altro che l’involucro di un essere che, sostanzialmente, è come se non fosse mai esistito per il resto del mondo, se non per l’Oceano stesso che l’ha visto crescere e trasmutare se stesso e la sua opera.

Ma non fatevi ingannare: Novecento è un inno alla musica, alla passione, all’empatia, all’amore, d’incanto dei propri desideri in quella geometria perfetta che è la vita. La lettura del libro stesso, se centrata, è soggetta alla meraviglia, alla rarità e alla bellezza che Baricco è riuscito a coniugare in un unico monologo di 69 pagine. E quindi mi unisco alle parole dell’autore e vi dico d’immergervi in un mondo straordinario, fatto di sinfonia e magia, perché: «Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla».

Jole Lorenti

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