Miti, limiti e confini2 min

di L'Obbiettivo

Gli aeroporti mi piacciono sempre, soprattutto quando parto io. Chi prende un aereo lo fa per andare lontano, e amo con tutto il cuore allontanarmi dalla mia terra. Non si parla di scappare, ma di cambiare occhi almeno per un po'. E fidatevi: è un miracolo per chi ha problemi di vista.
Quando viaggi il mondo ti sembra più piccolo e le tue gambe diventano lunghissime. Applausi al comandante in aereo, il ponte ventoso della nave, in treno l'universo sotto le rotaie e in auto cartello dopo cartello si arriva al traguardo.
Sì, perché ad un certo punto arrivi, e tutto cambia. Lo straniero sei tu. Sei tu pure se stai arrivando nel tuo paese, perché sicuramente quella nuvola è la prima volta che la vedi. Arrivi, esci dall'aeroporto, dal porto, dal parcheggio e sei smarrito. Non sai la strada, e se lo sai ben venga, ripeto, quella nuvola non l'hai mai vista.
Cammini e impari cose. Gli edicolanti vendono le notizie del giorno di una terra che non ti appartiene. Sotto il tuo naso ci sono solo cose che non sai, aria mai respirata, voci mai ascoltate.
In Irlanda era pieno di corvi, mi ricordo, erano come i piccioni sui cornicioni a Venezia. Tutti e due hanno le ali. I corvi ispiravano Edgar Allan Poe, i piccioni Giuseppe Povia. E che dobbiamo farci?
Le facce cambiano pure. Occhi più piccoli, pelli diverse, capelli ricci o rossi, vestiti mai visti, fiori mai raccolti. Mondi lontani che si incrociano per caso. Tu, poi, ti conosci sempre di più. Tra l'ombra delle pensiline e discorsi che capisci a stento, impari a crescere.
E allora te ne accorgerai.
Siamo "anche" e non "nemmeno". Quello che non siamo è solo perché abbiamo deciso di non esserlo. Le convenzioni muoiono. Il mito della distanza scompare.
Tra una bandiera, una piazza, un addio, qualcosa di caldo da bere, un passo e una fermata, nuoti via dal tuo abisso di inconsapevolezza, dalle insicurezze, dall'ansia di casa.
Quando meno te lo aspetti, con lo zaino sulle spalle e un quaderno degli appunti nel bagaglio a mano, la Meraviglia si rivela.
E la tua casa ad un certo punto è il cielo, la pioggia, le pietre sotto le scarpe.
Allora tutto il mondo è la tua casa.

Elisabetta Spanò

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