Crusche(tttt)a1 min

di L'Obbiettivo

percorso che la lingua italiana sta affrontando sembra essere travagliato da profonde crisi interiori. Accettare il buon uso della grammatica e le regole che tengono unita la nostra povera lingua potrebbero essere diventate “fuori moda”, non più comprensibili in un panorama distaccato dal presente, dove per comunicare basta un “emoji”, il dubbio affianca solamente l’ardua scelta che si dovrà intraprendere: faccina che ride o semplici scimmiette? Espressioni come: – esci il cane – oppure – siedi il bambino – divengono immediatamente idiomi e estrapolazioni colloquiali “di moda”, reiterate senza limiti, al punto tale da poter essere classificate come valide. Come se commettere un crimine più volte ci desse la possibilità di agire incondizionatamente privi da una qualche pena che ponga fine al reato. Qui ad azionare più “crimini” e “reati” siamo proprio noi, che ogni giorno maltrattiamo la lingua italiana. Alla domanda: conosci l’italiano? Molti di noi dovrebbero rispondere con un semplice: -Sì, conosco l’italiano-. Ecco, per chi dovesse invece rispettare le regole di questa lingua: -Sì, conosco la lingua italiana-. Esiste una bella differenza tra chi maneggia l’italiano e tra chi rispetta la lingua italiana. Chiediamoci se anche infangare una lingua possa essere considerato un reato. A voi la risposta.

Antonio Panetta

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