La lega di Sanremo1 min

di L'Obbiettivo

Tra cachet e discussioni nate in mezzo al nulla, verrebbe da chiedersi se guardare o meno quest’anno Sanremo sia una buona o una cattiva idea. Ecco, se un’idea del genere dovesse balenarvi in testa, sappiate che la legislatura “new entry” cercherà in ogni modo di far trasparire la propria presenza all’interno del format. In che modo? Semplice. Basta prendere due o tre semplici stelle dello spettacolo (meglio se decadute da tempo) e unirle in un confronto dove sono presenti le parole chiave: “denaro pubblico, migranti e Sanremo”. Questa miscela esplosiva di tre semplici parole potrebbe arrecare danno all’intero Stato. Il secondo passo riguarda l’unire queste argomentazioni che solitamente cavalcano l’onda mediatica: un politico (Salvini), un conduttore, showman o cantante (Baglioni) e un artista decaduto (Heather Parisi). Metteteli assieme e creerete la vostra bomba ad orologeria. Non appena il dibattito sarà iniziato, i personaggi della scena diranno da sé la propria battuta. Al di là delle polemiche nate in seguito del cachet che verrà offerto a Baglioni per la conduzione di Sanremo. Dobbiamo chiederci come sia possibile che ancora oggi in programmi televisivi, serate della canzone italiana sia ancora presente la mano ferma dello Stato. Tralasciando che la RAI sia una rete dello Stato, la politica dovrebbe rimanerne fuori. Persiste quella sensazione che forse dopo 70 anni non sia poi cambiato così tanto di censura, politica televisiva e propaganda.

Antonio Panetta

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