Un’energia dal cuore di ghiaccio2 min

di L'Obbiettivo

Come la maggior parte di noi sa o può immaginare la temperatura del nostro Sole può raggiungere i 15 milioni di gradi, un livello elevatissimo anche considerando che è quello di una stella. Ma l’uomo quando vede limiti li deve per forza infrangere o superare così all’interno del gigantesco reattore a fusione nucleare (sperimentale) EAST (Experimental Advanced Superconducting Tokamak) si è raggiunta una temperatura superiore 100 milioni di °C. È il nuovo record per le tecnologie di fusione nucleare: un importante passo in avanti per la svolta energetica.

Ottenere e contenere l’enorme quantità di energia che si libera dalla fusione di atomi non è un’impresa semplice. È necessario infatti fornire, all’inizio del processo, una enorme quantità di energia, tale per cui quando si scontrano possano fondersi – dando origine a un altro elemento e, al contempo, emettendo una quantità di energia di gran lunga superiore a quella fornita. Ma anche se possiamo superare la stella in fatto di temperature, non abbiamo e non siamo in grado di creare pressioni alte come quella del sole, dovute alla sua massa stellare.

Così si deve ripiegare solo sulla temperatura e gestire il composto per fare scontrare gli atomi fra loro e non con le pareti dei contenitori dove avviene il tutto, che non potrebbero reggere il contatto con materiale a quella temperatura. Questo si può fare grazie a potenti campi magnetici, capaci di tenere il plasma in sospensione, a mezza strada da qualunque punto di contatto con le pareti del reattore. L’impresa teoricamente sarebbe possibile visto che l’uomo già possiede materiale e tecnologie per creare ciò che serve, il problema è che nulla di quello che serve funziona contemporaneamente per creare questa palla incandescente e se funzionasse sarebbe solo per pochi secondi. Quando ci riusciremo si aprirà un’era completamente nuova per l’umanità: energia in quantità, a basso costo (perché “infinita”), centrali sicure, poche scorie facilmente gestibili.

Ma non tutto è chiaro, gli scienziati o meglio i politici sovrintendenti cinesi non hanno fatto trapelare tutte le informazioni sul loro operato. Non si conosce nulla sulla densità del plasma nel reattore, un’informazione che nell’ambiente della fusione nucleare è giustamente considerata cruciale. Pochi atomi possono infatti essere più facilmente controllati, a quelle temperature, che non un plasma ad alta densità – il quale però è ciò a cui occorre puntare.

Presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati (Roma) è in fase di realizzazione il polo scientifico-tecnologico Divertor Tokamak Test (DTT), uno tra i progetti più avanzati al mondo nel campo della ricerca sulla fusione nucleare, che prevede l’impiego di 1.500 persone altamente specializzate e un ritorno stimato di 2 miliardi di euro a fronte di investimenti stimati in circa 500 milioni. Questo sarà probabilmente il punto di svolta verso tecnologie meno sperimentali: questo divertore “permetterà di effettuare esperimenti in scala in grado di fornire alternative a questo e in grado di integrarsi con le specifiche condizioni fisiche e le soluzioni tecnologiche previste in DEMO”.

Francesco Pelle

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