Banksy: distruzione o creazione? L’incontro di genio e follia3 min

di L'Obbiettivo

Va bene, va bene, settimana nuova, altro giro intorno alle notizie provenienti dal mondo, ancora un po’ di confusione nella borsa di J.

Sono sicura, anzi sicurissima, che un po’ tutti abbiate sentito parlare del dipinto dell’artista Banksy che si è autodistrutto durante un’asta al Sotheby’s di Londra, più nello specifico parliamo del quadro: “La bambina con il palloncino rosso”. L’opera, venduta telefonicamente ad un acquirente, anche qui anonimo, è stato ridotta a brandelli appena dopo la battitura dell’avvenuta vendita. Ma andiamo con ordine e partiamo dal rispondere alla prima domanda: chi è Banksy?

Ebbene, non si sa! Tutto di cui siamo a conoscenza è che nasce a Bristol, anno ignoto, anche se all’incirca si dovrebbe aggirare sulla quarantina, è un writers ed un artista inglese, soprannominato il re della street art. La sua arte viene considerata una satira a sfondo politico e sociale ed interessa principalmente luoghi come muri, palazzi e ponti delle città di tutto il mondo, tra le quali anche Napoli, nella nostra penisola. Le opere vengono realizzate attraverso la tecnica dello stencil, ovvero la riproduzione di forme, simboli e lettere in serie, e tra le più importanti troviamo: Art Buff, Better Out than In, Madonna con la pistola, Cardinal Sin. Il nostro caro uomo misterioso ha deciso di lasciare tutti esterrefatti tramite un nuovo colpo di scena: l’opera sopracitata è stata venduta all’asta per un milione di euro, ma in quell’esatto momento, ha cominciato a scivolare dalla cornice verso il basso attraversando un meccanismo simile a quello di un trita-documenti e tagliandola fino alla sua metà, lasciando ormai visibile soltanto un piccolo scorcio di mano ed del palloncino a forma di cuore che dà l’impressione di volare lontano e raddoppiandone il suo valore.

Qualcuno penserà che il suo sia stato un vero e proprio colpo, ma quale messaggio si cela davvero dietro all’accaduto? Banksy è noto per le sue diverse forme di ribellione, allora che non sia anche questo un chiaro messaggio contro la “prostituzione” dell’arte in sé per sé? Un segnale simile potrebbe nascondersi anche dietro alla velata scelta di rimanere nell’anonimato, nonostante da anni sia inseguito da giornalisti e siano stati costruiti sulla sua figura teorie attraverso una base criminologa e strane congetture.

È un proteggersi, uno scappare dalle responsabilità legali che gli si ripercuoterebbero contro qualora si conoscesse la sua identità oppure è un mero tentativo di evitare che il suo stesso personaggio venga dato in pasto ai salottini televisivi? Anche in questo caso nullo è il risultato della risposta che stiamo cercando alla nostra domanda.

Tornando al tema principale, però, la descrizione del quadro è tanto semplice quanto profonda. Realizzata inizialmente nel 2002 su un muro di Londra, assume un vero e proprio messaggio di pace all’anniversario della terza guerra civile in Siria dove la bambina assume le sembianze di una profuga ed il palloncino ricopre il simbolo della speranza. Fu successivamente proiettata sui muri degli edifici maggiormente importanti a livello internazionale con la frase “Give Hope”, letteralmente “Date speranza”.

Fatto sta che, neanche una settimana fa, attraverso una psicologia del tutto contorta, un’opera è andata in fumo e forse, l’idea di Banksy, era esattamete quella di distogliere il pubblico dal vedere la sua arte come semplice accumulo di soldi quanto più come un’esperienza stessa dell’avere qualcosa di meraviglioso dinanzi ai propri occhi. L’unica cosa che mi viene da pensare, ma che credo anche essere il pensiero collettivo e comune di ognuno di noi, è che, l’autodistruzione di una propria e stessa creazione è un chiaro grido di protesta contro l’uccisione dell’attività creativa di ogni artista, a volte egli stesso carnefice di una tale disfatta.

D’altronde, il protagonista del nostro articolo afferma in uno dei suoi ultimi post su instagram, citando Picasso: “Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione”. Io aggiungo, a suon di richiami a personalità importanti, in questo caso Eistein: se non sei in grado di provare né stupore né sorpresa sei per così dire morto, i tuoi occhi sono spenti. E direi, invece, che gli occhi degli spettatori son rimasti ben aperti ed increduli di fronte a ciò che è accaduto.

Vi lascio solo con una domanda: sarà stato lì a godersi lo spettacolo il nostro controverso ed originale pittore oppure sedeva comodamente su una poltrona?

Jole Lorenti

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