Cherofobia: quando la felicità intimorisce2 min

di L'Obbiettivo

La ricerca della felicità, intesa come condizione di totale soddisfazione, tiene l’uomo impegnato sin dalla sua comparsa sulla terra e, tutt’oggi, diventare felici rimane una delle massime aspirazioni che ogni individuo nutre. Ma aldilà dell’innata ambizione umana a coronare qualsivoglia obiettivo che ci si sia preposto, è la nostra società ad indirizzarci in tal senso: la pubblicità invoglia ad acquistare prodotti per appagare i nostri desideri, i siti d’incontri propongono di farci raggiungere l’apice dell’appagamento presentandoci la nostra potenziale anima gemella, noi stessi siamo alla costante ricerca di nuovi stimoli, si tratti di una macchina nuova o di una persona interessante, per sentirci vivi. Ma attenzione, non per tutti è così.

Un periodo davvero fortunato, soddisfazione a lavoro o a scuola, felicità in amore, prosperità economica e coincidenze favorevoli: chi non se lo augura? Eppure, può accadere che troppo benessere e divertimento insinuino un sentimento di irrazionale avversione in chi li vive. Lo stato psichico di cui sopra prende il nome di “cherofobia” ed indica, per l’appunto, la paura di essere felici. Ma a questo punto, se vi siete figurati una persona perennemente imbronciata e cupa, siete decisamente fuori strada.

Difatti, il tipico cherofobico è più comune di quanto si possa pensare, tende a passare inosservato, incassando colpi e agendo a sfavore di se stesso, in maniera del tutto silenziosa e difficile da notare. Lo stesso, in genere, rifiuta un’occasione imperdibile, posticipa all’infinito quel momento tanto atteso e non si butta in esperienze che possano potenzialmente esporlo al tanto temuto rischio di essere felice.

Ma perché mai una fase di vita particolarmente serena dovrebbe inaspettatamente tramutarsi in un periodo infausto e tumultuoso? Il timore delle emozioni positive è da ricollegare al passato, generalmente all’infanzia, durante cui si è creato un legame tra felicità e punizione. Il pensiero che qualcosa di brutto debba necessariamente accadere o che puntare alla felicità renda le persone peggiori sono solo alcuni dei sintomi del problema che, pur non rientrando nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, può diventare debilitante in certi casi.

Trattamenti come la terapia intuitiva possono essere utili nella comprensione delle cause scatenanti e nello scioglimento fra gioia e dolore.

Dunque, se siamo spaventati dal successo e da ciò che più si avvicina alla nostra idea di felicità, allora potrebbe essere perché in passato un’umiliazione o un trauma hanno soppiantato la nostra gioia. Ora temiamo di essere felici poiché la bolla potrebbe scoppiare da un momento all’altro. È innegabile che raggiungere la felicità possa equivalere al conseguente estremo terrore di perderla, eppure non è evitandola che valicheremo il dolore.

“La vita è un’altalena, alti e bassi,
 ma quando sei in alto puoi acchiappare le stelle
 e quando sei in basso seminarle nel buio.”
(Cleonice Parisi)

Nadia Barillaro

Condividi: