Le terre che ispirano: Escher in Calabria2 min

di L'Obbiettivo

Chi di voi ha mai sentito parlare di Maurits Cornelis Escher? No, non è il cattivo di “Taron e la pentola magica”, e non è nemmeno il nome del corvo di Malefica. Il nostro amico Escher era un artista molto famoso, del quale probabilmente avrete anche ammirato qualche opera. Era un incisore olandese nato il 17 giugno del 1898 e morto nel 1972. Aveva il naso grande, il pizzetto e i capelli vaporosi, e nella sua vita ha inciso decine di tavole e ha realizzato altrettante litografie, oltre ad aver progettato delle scatole di cioccolatini con tanti lati da non ricordarmi assolutamente i nomi dei solidi geometrici dalle quali erano formate.

Ancora non vi viene in mente niente? Va bene, allora provate a guardare questa immagine.

Insomma, ci siamo capiti?

Escher era l’artista delle scale impossibili, delle illusioni ottiche, il mago che smussava il confine tra realtà e mondo dell’infinito.

Maurits, compagnello olandese, è rimasto immortale nelle sue opere d’arte, che ci danno lo spazio e il tempo di riflettere, ci lasciano stupiti e sconvolti.

«Ma cosa interessa a noi, di un incisore olandese morto e sepolto?», si chiederanno i nostri lettori.

Ebbene, durante gli anni della gioventù di Maurits, i ragazzi europei partivano per il “Gran Tour”, un giro d’Europa che terminava spesso e volentieri con la tappa dell’Italia.

Escher, insieme ad altri artisti e amici, arrivò in Italia nel 1922, dove incontrò l’amore della sua vita, Jetta Umiker. Si sposarono e si stabilirono a Viareggio, in Toscana, nel 1924. Qui, dopo aver vissuto varie vicende tumultuose tra un Paese e l’altro, riuscì a dedicarsi finalmente all’arte e ai viaggi. Un bel giorno, probabilmente poiché non era contento di non essersi spinto ancora più giù della Costiera Amalfitana, decise di varcare il confine del Pollino e di avventurarsi, accompagnato dal pittore svizzero Robert Schiess e da Giuseppe Haas Triverio, in Calabria. Si fermarono a Pentedattilo, borgo poi ritratto in un’incisione di Escher, nel periodo in cui Mussolini otteneva consenso grazie alla propaganda. Propaganda che a quanto pare, però, a Pentedattilo non era arrivata. Secondo le testimonianze degli artisti, infatti, una vecchietta calabrese avrebbe implorato Escher di fare da mediatore con Mussolini per dirgli che del suo operato, nel paesello, non era arrivata nemmeno l’ombra. “Non abbiamo nemmeno un pezzettino di terra per seppellire i nostri morti!”, avrebbe commentato la signora.

Dopo la sosta ispiratrice, i viaggiatori si trasferirono a Melito di Porto Salvo, dove Schiess, con la sua cetra, incantò tutta la stazione, compreso il macchinista che iniziò a ballare sulla melodia suonata dallo svizzero. Certo che riusciamo sempre a perdere tempo, noi calabresi!

Ad ogni modo, il treno partì e la comitiva giunse a Palazzio, dove venne accusata di portare malocchio e svariate sfortune, ma anche lì la cetra e un fiume di vino salvarono la situazione. Visitarono anche Stilo e la sua Cattolica.

Sì, amici, Escher è stato in tutta Italia e Calabria, ha raffigurato i nostri paesi e i nostri monumenti ed è stato ispirato dalla nostra magia. Maurits, maestro dell’impossibile, ha reso i nostri luoghi protagonisti di opere speciali che risiedono in grandi e maestosissime gallerie. Ha visto, insomma, quello che noi spesso non riusciamo a vedere, e cioè la meraviglia che ci circonda, a volte tanto surreale da finire in quadri e tavole.

Allora? Ce lo ricordiamo, adesso, chi era Escher?

Elisabetta Spanò

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