“Tre Volte”, racconto di un intreccio di vite e di storie2 min

di L'Obbiettivo

Capita che per trovare il libro giusto servano le sette sfere del drago, l’occorrente dettato da Giovanni Muciaccia in una puntata di Art Attack e gli ingredienti di un piatto di Cracco. Ma non sempre è così. A volte qualcuno ti consiglia un libro e, sorpresa, capisci che ti è capitato tra le mani qualcosa di bello. È quest’ultima la sensazione che si ha sfogliando le pagine d’esordio di Tre volte, il primo romanzo della giornalista Alessia Principe. Si viene subito rapiti dallo stile scorrevole, dalle parole scelte con cura, dai dettagli evocativi e dai personaggi espressivi e realistici. Ti prende tanto che decidi di continuare a leggerlo, e decolla la storia.

Immaginate un enorme mosaico colorato come quelli dell’Antica Grecia, nascosto sotto veli di terra. Scoprite, piano piano, una tessera per volta. Prima ce n’è una blu, poi una rossa, una verde. All’inizio, mentre scavi, ti chiedi come facciano ad appartenere alla stessa opera d’arte.

Le tessere del mosaico di “Tre volte” sono i suoi protagonisti, imperfetti come i variegati colori della tavolozza dell’umanità. C’è Giovanni, l’amicizia che lo lega a Peppino, l’amore che prova per sua moglie Alessandra e per la piccola figlia Giulia. Tutto sembra andare per il meglio, nell’idillio delle campagne di sole e speranza, fino a quando, improvvisamente, la bambina scompare.

Passano trent’anni, ma Giovanni non si arrende e continua a cercare sua figlia.

Nel frattempo, però, lontano da quella famiglia a metà, ce n’è un’altra, quella di Nanni. Nanni è fragile e innamorato, molto sensibile, un gelsomino soffocato dalle sue stesse foglie. C’è anche Lea, che deve convivere con sua madre Teresa, una donna oscura e problematica, e con Luciano, suo padre, un moderno Atlante che deve tenere sulle spalle il cielo della sua famiglia, appesantito dai sensi di colpa che lo pungolano da tempo.

C’è il buio di Giselde e del suo lavoro pieno d’ombre, accompagnata da un paio di occhi terrorizzati che si porta dietro, impressi a fuoco nella memoria. E infine c’è il controverso ispettore Terraccia, l’inarrestabile che non si darà mai per vinto per riuscire al meglio nel suo lavoro, anche andando contro i poteri più in alto di lui.

Continui a scavare per riportare alla luce il mosaico e, quando meno te l’aspetti, il suo ghirigoro vivace ti si piazza davanti, lasciandoti stupito, perplesso, quasi sconvolto. Mi ricordo perfettamente il momento esatto in cui mi sono apparsi i collegamenti tra le storie. Ero di fronte al frigorifero aperto, guardavo i pomodori, pronti ad essere trasformati in insalata, e mi è apparso improvvisamente il disegno di Tre volte. Certi libri non ti lasciano nemmeno quando hai fame e li chiudi un secondo, giusto il tempo di mangiare qualcosa al volo e riprenderli per terminare di leggerli.

Per questo, lettori dei miei stivali, non illudetevi che avrete pace, dopo esservi tuffati in questo romanzo. Tre volte è profondo, profumato, amaro e disperato, decisamente sorprendente e consigliatissimo. E non lo diciamo solo noi de L’Obbiettivo, lo dice anche Gioacchino Criaco, scrittore di fama, parlando della giovane autrice: «Alessia è stata una sorpresa, senza enfasi: straordinaria. Una storia moderna che scava in profondità i sentimenti, riuscendo a trasmetterci il sentire più intimo dei suoi personaggi, con delicatezza e anche cinismo».

Lasciatevi sorprendere dalle parole di Alessia, fatevi trasportare dal suo Tre volte, edito da bookabook, disponibile sia in versione cartacea che digitale. Non ve ne pentirete.

Elisabetta Spanò

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