Il castello è in fiamme, suonate le campane2 min

di L'Obbiettivo

Ogni paese ha un simbolo. Parigi ha la Tour Eiffel, Roma ha il Colosseo, Assisi ha la Basilica di San Francesco, Bivongi ha le cascate, Stilo ha la Cattolica. Ogni paese ha qualcosa di cui si prende cura, che lo rappresenta nel mondo, qualcosa per cui viene ricordato. Il sano orgoglio di chi si premura di valorizzare questi luoghi non è destato dal numero di visitatori annuali o dalle recensioni online, ma dai principi di appartenenza e responsabilità verso il territorio in cui si vive. Perché, sostanzialmente, i simboli sono importanti, ci identificano con la realtà in cui viviamo e ci spronano a fare del nostro meglio per migliorarla.

Roccella Jonica è un paese vivo, uno di quei centri dove si esce di sera, si cammina per il lungomare, si beve qualcosa e si passeggia con gli amici. Dovunque tu vada, nel paese, se alzi gli occhi puoi scorgere la sagoma del castello in cima alla collina, per molti anni un posto buio e dimenticato, fino a poco tempo fa. Dopo i lavori di restauro, il castello di Roccella è diventato un luogo di incontro, un monumento sfruttato e visitato, orgoglio dei cittadini roccellesi e di tutta la Locride. Il Castello dei Carafa della Spina ha resistito per anni, nonostante le incursioni degli animali pascolanti e l’erosione del clima e del tempo, per poi rinascere, come un Voldemort buono che ha lanciato una maledizione senza ritorno all’incultura. Ma a volte, come è successo ad Harry Potter, si resiste alle maledizioni.

E quel qualcosa o quel qualcuno che ha resistito, ieri, 17 luglio, ha appiccato l’incendio.

Con il fuoco non si scherza, e le fiamme, rosse e affamate, hanno divorato la collina, distruggendo gran parte del parco intorno al Castello e tratti della passeggiata panoramica presente, danneggiando anche alcune delle abitazioni confinanti con la zona colpita.

Il simbolo di Roccella ha rischiato di finire nell’oblio della distruzione, ancora una volta, ma per fortuna è stato soccorso: molti volontari sono intervenuti per proteggerlo, fino all’arrivo dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile.

Ma non si sono salvati né la fierezza e né l’orgoglio di avere tra le mani il Bello, feriti nel profondo.

Il Bello, costruito su quella collina secoli orsono, è stato minacciato, e le braci dell’inferno che ha svettato sulla cittadina per buona parte della giornata, continuano a bruciare nei cuori di chi abita nelle case sfiorate dall’incendio, nel team della Pro Loco e del Comune, in chi lo aveva appena sistemato rendendolo ancora più bello per uno dei tanti eventi in programma.

E quando il Bello rischia, quando qualcosa di importante, all’improvviso, sembra poter scomparire, quelle braci dovrebbero ardere in ognuno di noi. Quando si stratta di storia, di cultura, di impegno e sacrifici di altri uomini come noi, dovremmo tutti porci qualche domanda.

In un mondo a tratti grigio e disumano, che a volte scarseggia di arte e passione, ci possiamo davvero permettere di compromettere un maniero così antico, una testimonianza storica significativa?

Auguriamo al Castello di riuscire a superare anche questa, di rimanere il gioiello di Roccella, e di continuare a guardarci con fierezza dalla sua collina martoriata, con la sua aria da vecchio sapiente tirato a lucido.

Elisabetta Spanò

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