Le nuove direttive UE sulla minaccia della plastica: riusciremo a liberarcene?1 min

di L'Obbiettivo

A seguito dei numerosi richiami da parte della comunità scientifica e dei diversi osservatori ambientali, la questione dell’eco-sostenibilità diventa oggi uno dei temi centrali di discussione dei governi dei principali Paesi industrializzati. Proprio per questo, la commissione europea, e più in particolare il commissario per l’ambiente e gli affari marittimi Karmenu Vella, ha presentato una direttiva volta a mettere un freno alla produzione della plastica, principale materiale inquinante dei mari. «La nostra proposta cancellerà la metà dei rifiuti dispersi nei mari, eviterà danni ambientali per 23 miliardi nel 2030, costerà all’industria 2,3 miliardi ma produrrà un risparmio di ben 6,5 miliardi per i consumatori» afferma Vella. Infatti, ben 10 prodotti rappresentano l’86% degli oggetti di plastica monouso trovati sulle spiagge, che costituiscono circa la metà dei rifiuti marini.

Il piano d’azione prevede misure per disincentivare al consumo e la prodizione dei principali prodotti responsabili dei danni ambientali: posate, piatti e cannucce di plastica, cui produzione dovrà sfruttare materiali diversi e sostenibili, contenitori per bevande usa e getta dovranno essere preventivamente dotate di tappo, attaccato al contenitore; i cotton fioc potranno anch’essi essere prodotti solo con materiali sostenibili. I produttori saranno dunque sottoposti a nuovi obblighi, tra cui quello di contribuire a coprire i costi di gestione e rimozione dei rifiuti dell’ambiente, adottare misure per il corretto smaltimento di contenitori per alimenti, pacchetti e confezioni monouso ecc.

«La plastica può essere fantastica» ha dichiarato il vicepresidente della Commissione per il lavoro e la crescita Jyrki Katainen «ma dobbiamo usarla in modo più responsabile. Le materie plastiche monouso non sono una scelta economica o ambientale intelligente e le proposte aiuteranno imprese e consumatori ad orientarsi verso alternative sostenibili».

Il fatto che sia stato necessario un intervento di tipo economico è l’ennesima dimostrazione che il più grave rischio per il nostro pianeta è rappresentato dalla scarsa coscienza di consumatori e produttori, i quali spesso palesano poco interesse verso le questioni ambientali. È necessario, a nostro avviso, intervenire principalmente sulla diffusione di informative riguardo le criticità ambientali odierne, concentrandosi sul contributo che ognuno nel suo piccolo può dare.

Domenico Futia

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