“Il cielo comincia dal basso” e l’incanto delle cose semplici2 min

di L'Obbiettivo

Sonia Serazzi, conosciuta per il suo romanzo Non c’è niente a Simbari Crichi, autrice di E le ortiche c’hanno ragione, dopo dieci anni di pausa è tornata nel mondo della letteratura con il suo nuovo libro, Il cielo comincia dal basso, edito da Rubbettino e presentato al Mondadori Bookstore di Siderno il 16 giugno. A intervistarla è stata Maria Teresa D’Agostino e Giulia Palmisano di LocriTeatro ha letto alcuni brani tratti dall’opera, con la presenza e il commento del dott. Domenico Calabria, Presidente del Caffè Letterario La Cava.

Rosa Sirace è una donna dalle mille radici: la madre, la Baronessa di Babbumannu, è sarda, il padre, il Visconte di Verolea, è calabrese figlio di un napoletano, la nonna, Antonia Cristallo, è fiera originaria di Bagnara Calabra. Libera, come i papaveri che fioriscono all’aperto e che “prigionieri nei vasi non campano”, dopo tre giorni di supplenza in una scuola, capisce che quella non è la sua strada. Rosa annota tutto ciò che le succede in un’agenda regalatale da Alba, la sua “amica di poche parole”, perché le piace scrivere sotto le date, così da scandire le sue giornate e controllare sempre lo scorrere del tempo. Rosa Sirace narra di tutto ciò che le succede, del suo paesino pieno di vicoli e di profumi, della “nonnasua”, Antonia, che la ama e “la guarda” con una dolcezza che concede solo a lei, dei genitori Guido Sirace e Nicca Fiori, nobili neanche per scherzo, a cui lei attribuisce amorevolmente titoli importanti, del suo quasi fidanzato, Raffaele, del suo amico Domenico, detto Ladyddì, della Bionda, e di tutti coloro che incontra. Ciascuno conserva la sua poesia, umana e semplice, seppur immensa nel suo piccolo. Versetti della Bibbia introducono ciascun segmento narrativo, elevano e danno importanza a racconti e a particolari che, di solito, vengono trascurati.

Le storie, ambientate per la maggior parte in Calabria e a Perugia, dove Rosa ha frequentato l’università, arrivano alla protagonista grazie alla sua capacità di ascoltare e di saper cogliere i dettagli. “Certe volte adattarsi in silenzio al viaggio degli altri è un modo segreto per andare nel posto giusto”, scrive Rosa. Ed è proprio tra le tappe dei percorsi di chi la circonda che la protagonista racconta la sua vita, indissolubilmente legata a quelle di chi ama.

Il risultato di questi paragrafi, che presi da soli hanno una certa autonomia, è una miscela di racconti legati alla terra, spesso di persone povere, ma non tamarre, poiché “il tamarro è uno che la terra gli basta, il povero invece è uno che alza gli occhi in cerca di azzurro”. Il cielo comincia dal basso è un libro che trova l’azzurro, eccome se lo trova. Citando la stessa autrice, d’altronde, “l’altezza si costruisce radicandosi al suolo”. Un libro ispirato da una poesia di Angelo Silesio, dedicata appunto alle rose, che diventa esso stesso una poesia, un inno alla vita (bisogna ricordarsi che “la vita è l’occasione della vita”), il quale pagina dopo pagina intenerisce sempre di più il cuore. Un libro che parla d’amore (che è “abitare negli occhi di qualcuno”), ma anche di morte, di fede, di gioie immense e di dolore, di generosità semplice e onesta, dell’accettazione di momenti negativi come insegnamenti utili nel futuro. Un libro di cui innamorarsi, come della persona abile e dolcissima che l’ha scritto.

Elisabetta Spanò

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