Ezio Bosso al Parlamento Europeo: “L’Europa è un’orchestra a cui rivolgersi”2 min

di L'Obbiettivo

Non spesso ci soffermiamo a pensarlo, però, anche se forse potrà sembrare assurdo durante questi momenti ricchi di diffidenza e sfiducia verso l’Europa, c’è qualcosa che ha legato indissolubilmente gli Stati dell’Unione sin da tempi non sospetti. Stiamo parlando della musica.

Forse anche per questo l’ospite italiano al Parlamento Europeo, in occasione della conferenza sull’eredità culturale in Europa, è stato il compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso.

Il musicista, già affermato in Italia e all’estero, ha parlato anche del suo ultimo album, Stradivari Festival Chamber Orchestra, dove le sue opere sono accompagnate da grandi compositori del passato, come Bach, Cage, Marcello e altri, che mira a far arrivare agli ascoltatori i maggiori autori musicali della Storia. «Voglio far conoscere questi uomini che hanno speso l’esistenza a cercare la perfezione sapendo che non l’avrebbero mai trovata, perché l’importante non è il punto d’arrivo, ma il viaggio». Ma Bosso non ha parlato solo della sua nuova opera.

Ha infatti toccato vari argomenti, in primis il sentimento che lo lega profondamente all’Europa:

«Vi parla un bambino che era abituato ad essere europeo: chi dedica la propria vita alla musica frequenta fin da piccolo germano-austriaci come Beethoven, o francesi come Debussy, o tedeschi come Mendelssohn».

Oggettivamente, anche osservando le storie dei Grandi, si può notare che «un musicista nasce per forza europeo. Sin da piccolo frequenta austriaci, francesi, belgi, studia da Wagner a Vivaldi. La cultura musicale definisce l’Europa, come l’architettura definisce gli Stati. Per le sale da concerto americane, la cultura europea siamo noi, senza distinzioni fra italiani o tedeschi». Si riesce a trovare quindi, finalmente, un punto d’incontro nonostante i recenti segnali di campanilismo.

Bosso ha anche parlato delle migrazioni, poiché tra i temi delle sinfonie che dirigerà a partire dal 12 luglio, data d’inizio del suo tour, c’è anche quello del viaggio. «Siamo tutti esseri migratori”, dice, “da una condizione all’altra, in continuo divenire. Le città crescono, le società cambiano. Ho studiato a Vienna, sono dovuto andare in Australia e a Londra per lavorare. Spostarsi è migliorarsi. Se un musicista ha paura delle migrazioni, non è un musicista».

Ezio Bosso non stupisce unicamente per la bravura, ma anche per la saggezza e la prontezza nel mettersi in gioco. Per lui, la musica è già presente: è nell’aria, nell’acqua, nella natura. Il compito del compositore è quello di “raccogliere” ciò che sente del grande meccanismo della vita e ripeterlo, trascrivendolo in opere, cercando un linguaggio per esprimere quella pace.

Si potrebbe pensare che l’uomo, però, debba mettersi dei paletti. E spesso ci vediamo circondati da confini, da recinsioni, da ostacoli enormi da superare, che diventano, immancabilmente, delle limitazioni. Ebbene, Ezio Bosso crede che «non esistono limiti. Chi ha un vero limite è chi lo vede negli altri. Semmai esistono le differenze».

E sono proprio queste differenze a renderci umani, e nonostante i membri del Parlamento Europeo fossero tutti umani e tutti diversi tra loro, alla fine del discorso si sono alzati in piedi, hanno applaudito, e qualcuno si è anche commosso.

Non importa quante note dolenti ci siano: mai dubitare del potere della musica.

Elisabetta Spanò

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