Liberiamoci dalle catene (su WhatsApp)2 min

di L'Obbiettivo

Anno 2718: la Terra è stata colonizzata da un esercito di alieni arrivati a bordo di Tesla Roadster in titanio. Della specie umana dei filosofi e degli scienziati non sono rimasti che un uomo, anziano, smunto e con qualche pelo di barba unta, e un mistero, che i marziani devono ancora risolvere. Infatti, nonostante le avanzate tecnologie, ci sono alcuni problemi risolti in passato dagli umani che stanno tornando a ripresentarsi: ondate di sfortuna, voti in pagella che raggiungono il due quasi per miracolo, improvvisi omicidi perpetrati da inquietanti mostri comparsi sotto ai letti degli alieni teenager, l’avvento di Satana sotto non troppo mentite spoglie… L’ultima speranza della nuova specie risiede in quel vecchiarello, seduto nel bel mezzo della stanza, circondato dagli alieni che ripetono la stessa domanda: “Qual è il segreto del vostro grande potere?”. Il vecchio li fissa con gli occhi stremati, e con l’ultimo e stanco respiro risponde: “Le catene di WhatsApp”.

Ecco a voi lo strumento di distruzione e di controllo del fato più potente dell’italiano medio, il martello di Thor dei quarantenni con internet. Quante volte avete sentito il soave rumore della notifica, siete corsi al telefono convinti che il vostro pacco Amazon fosse stato spedito, e invece NO! AVRESTE VOLUTO, EH? In realtà, la notifica vi comunica che rientrate nel gruppo elitario di “12 persone a cui vuoi bene” o “20 persone a cui auguri la fortuna per i prossimi dieci anni”! Che bello! O forse no? Le catene di WhatsApp, che condividono più o meno la loro definizione con la retta geometrica (senza origine e senza fine), hanno diverse caratteristiche. Si passa dalle catene spirituali (di preghiera o di meditazione, delle quali ci si può liberare solo bloccando il mittente che, nel non ricevere indietro il chilometrico messaggio, potrebbe scomunicare la persona a cui tanto è affezionato da bloccarle tutto l’apparato social e costringerla a riavviare il dispositivo di comunicazione), a quelle “divertenti” (che riportano barzellette sentite e risentite, che ormai anche il vostro porcellino d’India conosce a memoria), per concludere in bellezza con le catene magiche (irreparabilmente determinanti per il vostro futuro: sette anni di solitudine, quattordici di pessimi voti a scuola, per non parlare di vere e proprie profezie di morte, le quali vi colpiranno entro qualche giorno se non farete girare la catena)

Cosa spinge le persone ad alimentare tali fenomeni? La paura? La disperazione? L’impellente voglia di scocciare? O siamo proprio convinti che quelle barzellette siano simpatiche e che quell’augurio di vent’anni di fortuna possa avverarsi? Quanti di noi soffrono di “credulità”? Probabilmente è proprio questo il fattore scatenante. C’è chi si spaventa, chi s’illude che un messaggio verdino possa cambiare davvero le sorti del mondo, chi pur di raggiungere il numero di destinatari indicato manda il testo a vecchie conoscenze tedesche e francesi che non capiranno nulla di ciò che c’è scritto…

Dovremmo riflettere più spesso su ciò che accade intorno a noi, anche su questi piccoli fenomeni, innocui, i quali al massimo stimolano i nervi.

Fino a dove arriva la nostra ingenuità? E se non si fermasse solo a questo?

In tempi passati compravamo indulgenze e pagavamo tasse alla Chiesa convinti di salvarci l’anima. Che sia ancora nell’uomo quel lato spaventato e spaventoso, evidente oggi in modi decisamente meno pericolosi ed eclatanti? D’altronde c’è chi crede alle notizie di Lercio, perché non ci si dovrebbe fidare della propria zia che con il suo messaggio lungo quanto la Divina Commedia potrebbe essere la nuova Cassandra? Nel dubbio condividete quest’articolo sulle bacheche di 25 amici e diteci la vostra sulla questione. Altrimenti riceverete tante, tantissime catene nel giro di due ore. Non ve lo auguro.

Elisabetta Spanò

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