Sotto una nuova luce1 min

di L'Obbiettivo

Riportando l’esempio dell’articolo di Science: se puntiamo le luci di due torce una contro l’altra… non succede niente.

Questo perché i costituenti della luce, i fotoni, in genere non interagiscono tra loro, dato che non hanno massa né sono elettricamente carichi.

Dei ricercatori del MIT e di Harvard sono però riusciti a farli ”comunicare”.

Sono stati fatti passare dei raggi di luce laser attraverso una nuvola di atomi di rubidio raffreddati ad una temperatura vicina allo zero assoluto e una volta che i fotoni ne sono uscite si è osservato che molti di loro erano uniti in coppie o triplette, i gruppi avevano acquisito una massa e la loro velocità, che di norma è di 300.000 km al secondo era ridotta soli 3 km al secondo.

Cosa è accaduto? Si ipotizza che i fotoni si siano legati agli atomi di rubidio formando delle ”quasiparticelle”, queste possono interagire e unirsi tra loro.

Immaginando due quasiparticelle unite e giunte fino al confine della nube, esse ”lasciano lì” gli atomi che la compongono, mentre i fotoni proseguono rimanendo congiunti.

Oltre alla grande importanza teorica, questa scoperta può avere dei risvolti pratici, infatti la possibilità dei fotoni di comunicare, e quindi di scambiarsi informazioni, può avere applicazione nei computer quantistici (molto più potenti di quelli normali).

Nicola Varacalli

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