L’orologio inglese1 min

di L'Obbiettivo

Quello che recentemente è accaduto in Inghilterra ha dell’incredibile. Michael Bates, ministro dello sviluppo inglese si è dimesso dopo essere arrivato nell’aula di governo con un ritardo di due minuti. La sua richiesta è stata repentina ed inaspettata per tutti, visto anche l’alto livello di efficienza e rigore che il ministro ha sempre svolto con grande rispetto verso i suoi colleghi. Bates, sì, proprio colui che per partecipare ad una marcia di beneficienza in Sudamerica si mise in aspettativa, senza essere retribuito. Ecco, immaginate una situazione del genere in Italia. Tralasciando il fatto che gli orologi dei politici italiani vanno sempre indietro o non vanno del tutto. Assistiamo quotidianamente allo scempio che nasce sia in senato che alla camera, dove deputati e senatori ritardano e, certamente il loro non corrisponde a due minuti. O addirittura si assentano per giorni, non obbedendo alla propria carica e non rispettandola. Ciò che è capitato in Gran Bretagna, dunque, risulterebbe per le loro orecchie una bestemmia. Capiamo immediatamente che un atteggiamento molto “british” non si addice al carattere del politico italiano medio che ritiene opportuno ritardare, non perché è lui a volerlo, bensì a chiederlo è la società. Dovremmo interessarci maggiormente alla politica, ma soprattutto a cosa realmente fanno in concreto i politici.

Per la cronaca, le dimissioni del ministro inglese Bates sono state rifiutate.

Antonio Panetta

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