Medici calabresi e inguaribili ignoranti3 min

di Luca Matteo Rodinò

“I medici calabresi guadagnano meno di quelli dell’Emilia Romagna. A me sembra una cosa normale, se fosse stato il contrario si sarebbero indignati tutti”. Si legge così sulla pagina Facebook del sindaco leghista di Cascina (PI), Susanna Ceccardi. Dopo averlo affermato di prima mattina su Rai 3 nel corso della puntata di martedì del programma “Agorà”, non poteva certamente tirarsi indietro e ha rincarato la dose sui social network.

Probabilmente, forte dell’orgoglio leghista, si è sentita di rimarcare uno di quegli aspetti, l’invettiva razzista contro i meridionali, meglio noti come terroni, che la Lega stava cercando di nascondere in questo periodo di campagna elettorale in vista delle elezioni governative. Quella stessa Lega che ha deciso di omettere l’“avverbio” Nord, come dice Salvini, sulla scia di un qualche non meglio definito patriottismo nei confronti delle terre oltre i confini padani. È in questo senso che la sparata regionalista della Ceccardi deve aver richiesto una massiccia dose di coraggio e forse anche di ingenuità. Non sempre conviene al buon politico far trapelare i propri pensieri in tutta sincerità, spesso si incorre nel rischio di perdere fette cospicue di elettorato.

Il principio meritocratico proposto dalla sindaca non fa una piega: ricompensiamo chi lavora meglio. Ma come mai la discussione degenera sempre in regionalismi, e ci si riduce a parlare di terroni nullafacenti e leghisti modello? Nullafacenti e meritevoli si trovano in tutta Italia, da Nord a Sud, in ogni ambito lavorativo e sociale. Di vagabondi e sfaticati ce ne sono, in Calabria come nel resto d’Italia.

È vero, innegabile, la sanità calabrese è malata, ed è commissariata. È il risultato di anni ed anni di politica malata e corrotta. Ma i medici non sono politici, loro studiano per salvare vite. I medici di tutta Italia, che seguono lo stesso percorso di studio per prendere la laurea in medicina con varie specializzazioni (uguali per tutti gli italiani), al termine del loro percorso compiono il giuramento di Ippocrate per mantenere il proprio impegno. Tutti i medici italiani recitano lo stesso giuramento. Quindi, per quale ragione, a parità di lavoro, i medici calabresi dovrebbero essere retribuiti meno di quelli emiliani o toscani? Forse perché la Calabria non è “un’eccellenza italiana a livello di sanità”? La cattiva gestione della sanità, come il sociologo de Masi ha tentato inutilmente di spiegare in diretta Tv, è causata da fattori che prescindono dalla qualità del lavoro del singolo medico. La malasanità non si combatte diminuendo la retribuzione di medici che hanno la disgrazia di lavorare in regioni mal amministrate e magari con turni massacranti di 18 ore a causa della carenza di personale. E non è certo per una questione di meritocrazia e qualità d’operato che, secondo il rapporto proposto dalla regia di “Agorà”, i medici calabresi sono meno pagati, bensì a causa della componente accessoria dello stipendio che varia tra le regioni e le aziende ospedaliere. Sarebbe impensabile oltre che assolutamente anticostituzionale retribuire in maniera differente prestazioni lavorative dello stesso livello effettuate da persone con lo stesso titolo di studio, valido legalmente su tutto il territorio nazionale.

Possiamo trovare medici calabresi negli ospedali di tutta Italia, così quelli lombardi e toscani. Un cosentino può lavorare al “San Raffaele”, un milanese al Presidio Ospedaliero “Riuniti” di Reggio Calabria. E ne troveremo altri all’estero, in giro per il mondo. Calabresi o lombardi, siciliani o toscani, tutti validi medici italiani. Nessuno di questi ha la responsabilità della situazione sanitaria della regione in cui lavora, ma come medico dovrà certamente adempiere ai propri doveri in ogni situazione. Va da sé che chi lavora in condizioni migliori ha la possibilità di operare più efficacemente, ma ciò non pregiudica il potenziale del medico.

A Locri, nella martoriata Locride, abbiamo un ospedale che insufficientemente serve un ampio bacino di utenza, carente di organico, con mezzi precari e rifornimenti talvolta non sufficienti, in cui diversi reparti rischiano la chiusura da un giorno all’altro, tra lo sconforto dei pazienti e la tenacia dei nostri sindaci che si sono recati fino a Roma per far sentire la propria voce. A Locri come nel resto d’Italia c’è stato e c’è chi lavora con leggerezza o non compie appieno il proprio dovere. Ma a Locri, in Calabria, come nel resto d’Italia, ci sono medici che si impegnano ogni giorno, nonostante tutto e nonostante tutti.

Chi scrive riscontra, nelle parole e negli atteggiamenti del sindaco Ceccardi, il vero volto della Lega o Lega Nord che dir si voglia. Quell’astio nei confronti dei “terroni” che ha sempre caratterizzato il Carroccio ma che da qualche anno il leader Matteo Salvini tenta di nascondere in vista delle elezioni, perché per governare servono i voti di tutta Italia, anche del meridione. Così, quello che fino a poco tempo fa era “Prima il Nord”, oggi è diventato “Prima gli Italiani”; il modello politico e l’ideologia rimangono invariati.

Viviamo nel 2017, nel terzo millennio; è ora di finirla con gli stereotipi e goderci la nostra varietà culturale, che non è altro che una ricchezza.

Luca Matteo Rodinò
Giuseppe Galluzzo

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