Gerusalemme: fuoco nella Città Santa2 min

di L'Obbiettivo

Qualche giorno fa Donald Trump ha annunciato il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele, dicendo che qui presto sarà trasferita l’ambasciata degli USA (attualmente si trova a Tel Aviv). Perché questa decisione sta sconvolgendo il mondo?

Nel 1948, alla nascita dello stato di Israele, Gerusalemme venne divisa in due parti (ad ovest gli israeliani, ed est i palestinesi). Dopo la guerra dei sei giorni la parte est venne occupata e nel 1980 fu proclamata “Gerusalemme unita e indivisa capitale di Israele” con una legge poi giudicata non valida dall’ONU, dato che avrebbe aumentato i conflitti.

Da allora quello di Gerusalemme è uno status sospeso, terra contesa tra ebrei e musulmani.

Nel 1995 gli USA hanno scritto una legge con cui hanno effettivamente riconosciuto la città santa capitale del giovane stato, ma questo non aveva avuto alcuna conseguenza fino ad ora, perché l’atto più significativo, lo spostamento dell’ambasciata, era sempre stato rimandato.

Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia hanno espresso il loro disaccordo circa la decisione di Trump, mentre il segretario di Stato Tillerson tenta di allentare le tensioni specificando che ci vorranno almeno due anni prima del trasferimento, ma il danno ormai è stato fatto: 4 morti a Gaza, più di 750 feriti in Cisgiordania, razzi di Hamas e raid israeliani sembrano essere solo una premessa allo scoppio di una violenta Intifada.

Il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato che gli USA non potranno più essere mediatori di pace e che non incontrerà il vicepresidente americano Mike Pence, in viaggio in Medio Oriente.

In conclusione Trump ha certamente mantenuto una promessa elettorale, ma stupida e dannosa. Ha letteralmente buttato benzina sul fuoco, la terra santa è una polveriera lontana dalla pace e un atto di forza non costruisce alcunché, se non strade di sangue.

Mr Donald dice che non c’è pace senza giustizia, ma qual è la giustizia di una scelta unilaterale? E dov’è la giustizia del popolo palestinese, cacciato da un giorno all’altro dalla propria patria?

Non staremo a parlare di morale con chi se ne riempie la bocca senza conoscerla, ma anche volendo parlare di vantaggi politici questa scelta appare orrenda.

La Casa Bianca si è, con questa mossa, allontanata dagli stati arabi e ha fatto storcere il naso anche ad alcuni alleati come l’Arabia Saudita, lasciando così spazio libero all’influenza di Putin ed Erdogan.

Trump non può neanche sperare in vantaggi interni, dato che ciò non sembra interessare poi molto agli americani.

E allora perché prendere una decisione che rompe un equilibrio precario e riaccende conflitti?

Che sia stata una inaspettata lungimiranza a dettarla lo spero, ma per adesso non vedo che guerra.

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