Gerace (RC): Carmine Abate racconta la Calabria “normale”2 min

di L'Obbiettivo

“Una piacevole serata tra amici, pochi ma buoni”: commenta così il sindaco Giuseppe Pezzimenti al termine dell’incontro con lo scrittore Carmine Abate tenutosi ieri sera nella meravigliosa cornice offerta dalla Chiesa di San Francesco a Gerace. Tantissimi i temi trattati con la mediazione del giornalista Antonio Tassone, in primis quello dell’immigrazione tanto caro al professore. Una vita da emigrante la sua, costretto fin da giovanissimo a lasciare la piccola comunità arbëreshë di Carfizzi (KR) per trasferirsi in Germania presso il padre emigrato. “Per i tedeschi ero un immigrato, per gli stranieri che vivevano come me ad Amburgo ero un italiano, per gli italiani ero un meridionale, e quando finalmente tornavo a casa mia in Calabria per i miei compaesani ero ormai un tedesco”. Per lo scrittore, il segreto della buona convivenza tra popoli con tradizioni e modi di pensare differenti può essere solo il dialogo: “I pregiudizi che i tedeschi nutrivano nei confronti di quelli come me, così come quelli che noi italiani nutriamo oggi nei confronti degli immigrati, nascono dal fatto che non ci conosciamo, perché manca la capacità di dialogare da entrambe le parti. Molto spesso a tutto ciò si aggiunge anche una certa paura del confronto…”.

Il lavoro in Germania e la residenza in Trentino, a metà strada tra Amburgo e Crotone, non sono bastati però a far dimenticare a Carmine Abate le proprie radici, piuttosto la lontananza da casa ha accentuato più che mai l’amore che l’autore nutre per la sua terra. È della Calabria che parlano i suoi racconti. “Mi piace raccontare la Calabria normale, quella libera da ogni pregiudizio che il mondo non conosce perché noi non valorizziamo. La ‘ndrangheta esiste eccome e l’unica arma per combatterla è la cultura, intesa non come possesso di conoscenze e nozioni, bensì come apice di un costante accrescersi della nostra capacità critica e della nostra sensibilità. Mio padre non ha mai letto un libro in vita sua, eppure credo fosse molto acculturato”.

Nell’ultimo libro di Abate, “Il banchetto di nozze e altri sapori”, troviamo la ricetta della polenta alla ‘nduja di Spilinga, un piatto che unisce due tradizioni culinarie apparentemente agli antipodi, metaforicamente perfetta sintesi tra Nord e Sud. “Si tratta di un racconto di formazione in cui narro un po’ la storia della mia vita, dalla nascita in Calabria alla maturità al nord, attraverso il racconto dei cibi saporitosi che si intrecciano inevitabilmente col mio destino. La polenta alla ‘nduja è un’idea geniale di mia moglie, all’epoca la mia fidanzata, che è riuscita a conciliare due cucine diversissime tra loro in un piatto fantastico. Dopo averla assaggiata mio padre si convinse definitivamente che quella ragazza era da sposare seduta stante”.

Alla fine del dialogo c’è spazio anche per qualche considerazione di natura politica: “Non amo particolarmente i politici, spesso li trovo troppo litigiosi. Nel panorama nazionale la cosa che al momento mi indigna maggiormente è la mancata approvazione dello Ius Soli; tutto ciò si traduce in una grave mancanza di coraggio da parte di molti politici, la paura di perdere grosse fette di elettorato porta spesso a fare delle scelte sbagliate”.

Giuseppe Galluzzo

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