“Voto di condotta?” “No, grazie”1 min

di L'Obbiettivo

Eccolo il nuovo pioneristico progetto del Ministero dell’Istruzione italiano, quello che rappresenta uno dei cardini della “Buona Scuola”. Dopo la rimodulazione dell’esame di terza media e quinto superiore e il dibattito sull’uscita da scuola dei ragazzi minori di 14 anni, sarà eliminato, nelle scuole secondarie di primo grado, il voto di condotta. Al suo posto, una valutazione del comportamento tramite giudizio sintetico, che ovviamente non pregiudicherà la media degli alunni. Si toglie dunque alla Buona Scuola quel briciolo di autorevolezza che le era rimasto e che diventava fondamentale. Il voto di condotta non solo costituiva un importante parametro nella valutazione del rendimento dell’alunno, ma ne pregiudicava anche l’ammissione alla classe successiva. Ciò che fa paura è che nell’ambiente scolastico quest’ultimo decreto non sembra aver sortito più di tanta indignazione, venendo considerato come l’ultimo dei mali insomma. Sta di fatto che, almeno sulla carta, l’eliminazione del voto di condotta porterà dei vantaggi un po’ a tutti: agli insegnanti, che diranno finalmente addio alle sanguinarie prese di posizione tese all’annientamento o alla salvaguardia dell’alunno tramite la decisione del voto di condotta; ai genitori, che ora avranno un motivo in meno per andarsi a lamentare con gli insegnanti dello scarso rendimento del figlio; agli alunni (ovviamente), la cui responsabilità, dal punto di vista del comportamento, sarà ulteriormente alleggerita. D’altro canto, il voto di comportamento è da sempre considerato un’arma potentissima per i docenti, ai quali bastava nominare il temutissimo “sette in condotta” per stroncare sul nascere ogni comportamento riprovevole da parte degli alunni.

In tutto questo, vedo già avanzare i difensori della Patria, i nemici del buonismo, i sostenitori di un ritorno alle bacchettate sulle mani, alle ginocchia sui ceci e al “faccia al muro!”. Il Ministero dell’Istruzione resta comunque un dispensatore di coerenza senza pari: tra l’organizzazione di un convegno per dire no al bullismo e la distribuzione di dépliant illustrativi su come diventare cittadini attivi del futuro, perché non ufficializzare il fatto che la condotta non rappresenta un elemento importante nella crescita umana e scolastica degli studenti?

Giuseppe Galluzzo

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