Alessandro Leongrande: immigrazione, politica, comunicazione2 min

di L'Obbiettivo

È morto domenica 26 novembre a soli 40 anni lo scrittore e giornalista pugliese Alessandro Leogrande. Ricordato come l’autore di “La Frontiera”, “Uomini e caporali” e altri capolavori quali, ad esempio, “Il naufragio” e “Un mare nascosto”, è noto per il suo famoso fervore circa i mezzi di comunicazione e la loro responsabilità sull’opinione pubblica, purtroppo oggi troppo spesso pervasa da odio politico e razziale.

Secondo Leogrande, sono questi strettamente legati fra loro da un processo di de–umanizzazione volto a giustificare atti politici e militari che deperiscono le imbarcazioni di immigrati, considerati numeri e non persone, come semplici oggetti “bisognosi di aiuto” e privi di desideri, volontà, progetti. Si tratta, era solito precisare, di una cattiva informazione derivante dalla mancanza di parole del lessico cattolico: è suo il monopolio sull’assistenza agli immigrati.

Eritrea, Libia, Somalia: paesi sconosciuti a tutti a Roma, durante lo sgombero di piazza Indipendenza. Leogrande aveva provato a combattere quest’onda di ignoranza sul passato coloniale del nostro Paese raccontando il terribile naufragio del 3 ottobre 2013 nel quale erano morte 368 persone.

“Si è acceso qualcosa dentro me quando ho scoperto che alcuni dei campi di concentramento aperti negli ultimi due anni da Isaias Afewerki per reprimere gli oppositori sorgono negli stessi luoghi dove erano disposti i vecchi campi di concentramento del colonialismo italiano”, aveva detto con sofferenza.

Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, gli chiese perché i Sindacati italiani avessero fatto così tanta fatica a sottoscrivere la campagna Ero Straniero per la riforma del Testo Unico sull’immigrazione, la cosiddetta legge Bossi–Fini, mirando ad una sottintesa richiesta sui limiti culturali della Sinistra nella gestione del fenomeno.

L’errore che la sinistra italiana commette è, risposte, quello di cedere a un’idea di competizione fra lavoratori italiani e stranieri che però, al contrario, si trovano spesso in settori inferiori rispetto al loro grado di preparazione.

Leogrande propone due soluzioni: il sindacalismo di base, da cui trae origine la sinistra italiana, e i mezzi di comunicazione, che dovrebbero proporre storie, racconti, avventure, senza fermarsi a un giornalismo retrograda puramente statistico.

Si rammaricava, Alessandro Leogrande, di non riuscire più a scrivere sui giornali ma solo sui libri. Egli raccontava la vita degli ultimi con i suoi discorsi colti, la sua arte di immane cultura, brillante intelligenza e appassionato desiderio di guardare oltre le comuni apparenze.

Jessica Mandorla

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