Spaccio Cultura1 min

di L'Obbiettivo

In un Paese di 60 milioni di abitanti di cui la metà non ha mai letto un libro, verrebbe da chiedersi se sia o meno un dato importante e in che modo analizzarlo. In un quartiere a nord di Napoli, chiamato Scampia –sì, avete letto bene – nasce una libreria, sempre aperta, disponibile. Un ambiente fatto di persone che vedono ancora la legalità e la cultura come mezzo per ricostruire un tessuto sociale indebolito dalla droga e dalla mafia, ma soprattutto dall’abbondono dello Stato. Scampia non è soltanto la periferia delle “vele” o delle “zone 167”. Scampia è: Francesco, Antonio, Rosario, Maddalena, gruppi di cittadini, ex detenuti, piccoli editori, scrittori ed anche artigiani di prodotti tipici. Chiediamoci se l’effetto farfalla partisse da Scampia, da un semplice battito di ali e facesse scattare un’onda d’urto positiva talmente forte da non poter controllare. Il mercato della droga riesce a fatturare 2 milioni di euro in ben 15 secondi, sembrerebbe una macchina perfetta, “soldi facili”, la truffa con la quale la mafia inganna i giovani. Lo scopo che si è prefissa la libreria, o meglio la “Scugnizzeria”, così intitolata per poter accogliere gli “scugnizzi”, i ragazzi, le menti più deboli, portarli a crescere in compagnia di classici e piccoli libri del Sud, non seguendo coloro che spacciano droga, che amano mettere il culo sulla moto e far presa sull’illegalità per ricavarne un guadagno. A Scampia ci sono degli spacciatori, sì, ma di cultura.

Antonio Panetta

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