Quant’è bella giovinezza2 min

di L'Obbiettivo
C’è una famosissima poesia che mi ha sempre fatto riflettere: si tratta della “Canzona di Bacco” di Lorenzo de Medici, il cui ritornello recita: “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, di diman non c’è certezza”. Innanzitutto mi chiedo, è davvero tanto bello essere giovani? Qual è l’età ideale nella quale, se solo gli fosse concesso di farlo, l’uomo si cristallizzerebbe? Non credo esista un’età ideale: quando si è piccoli si sogna di diventare grandi ma quando poi lo si diventa veramente, il più grande desiderio diventa quello di tornare bambini. Ciò è inevitabile e fa parte del nostro continuo piangerci addosso. Ma pensiamoci un attimo: sarebbe davvero bello tornare ad avere sei anni, a quando la mamma ci metteva il cappello di lana prima di uscire con lei d’inverno, perché da soli non si può, oppure a quando, senza avere diritto di replica (guai a rispondere ai grandi!!), dovevamo stare ad ascoltare le centinaia di rimproveri e raccomandazioni? Bastava la minima marachella per ricevere un elenco, più o meno dettagliato, di tutti i propri difetti. Elenco che ogni brava mamma era tenuta a imparare a memoria per poi recitarlo ad ogni altra mamma con la quale si confrontava. Ecco, nel desiderare di tornare bambini si tendono a scartare questi e altri fattori negativi della tenera età così come si scartano i canditi del panettone. Da piccoli, d’altro canto, si ignorano del tutto i lati negativi del diventare adulto. È una continua ricerca della felicità nelle cose che non potremmo mai avere, e sembra che i bambini se la cavino meglio in questo visto che, al contrario dei grandi, rincorrono gli aspetti di un’età che non hanno ancora vissuto ma che prima o poi raggiungeranno. Credo che il più grande errore in cui si possa incappare quando si pensa con nostalgia dell’età infantile sia quello di dare per scontato che la concezione che si ha della felicità da adulti coincida con quella che si ha da più piccoli. A dieci anni la felicità è avere la macchina per poter uscire da solo, a quaranta, magari, è vincere un terno al lotto; da piccoli si sogna di andare a ballare in discoteca e tornare a casa tardi, da grandi non si vede l’ora di tornare dal lavoro per poter finalmente riposare, da piccoli si desidera di avere i capelli come El Shaarawy, da grandi di averli e basta.
Giuseppe Galluzzo

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