La Commissione Europea a Siracusa – Timmermans risponde ai cittadini2 min

di L'Obbiettivo

Venerdì 13 ottobre la soleggiata Piazza Duomo di Siracusa ha ospitato Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea, che si è confrontato con gli abitanti del Meridione italiano sulla natura e la risoluzione della crisi migratoria. Da marzo 2017 i membri della Commissione hanno partecipato a 130 dialoghi in tutta Europa, per discutere del futuro dell’Unione Europea e tentare di dissipare i dubbi dei cittadini.

Il dibattito è stato aperto dal “Global Chorus”, un coro nato in Calabria variegato e lodevole, eccellentemente diretto dal professor Carlo Frascà. Dopo il benvenuto di Francesco Italia, vicesindaco di Siracusa e Bruno Marziano, assessore dell’istruzione e della formazione professionale, è iniziato il confronto.

Timmermans, in tre minuti, ha introdotto il tema del dialogo, cioè l’accoglienza dei profughi in Italia. Ha esposto i valori che mantengono unita l’Unione Europea, valori che devono essere mantenuti, si è pronunciato riguardo l’ultimo sbarco a Palermo con protagonisti perlopiù minori non accompagnati, e si è messo nei panni di chi vive così tanto in miseria da dover mandare i propri bambini in un altro Paese aggiungendo: “Se non siamo capaci di vedere il mondo con gli occhi degli altri non siamo più esseri umani”. Dopo ciò sono iniziate le domande. Nelle sue risposte ha parlato di investimenti in Africa. Per lui aiutare i Paesi africani a svilupparsi sarebbe la soluzione finale. Il problema sostanziale è che questa procedura necessita di fondi eccezionalmente abbondanti, di impegno e forza di volontà che non tutti gli Stati membri possiedono. Proprio un ragazzo della Locride ha posto delle domande difficili, riguardanti due situazioni per le quali la Commissione Europea non ha agito in alcun modo, nonostante queste non rispettino i valori di umanità tanto predicati da essa: le carceri in Libia dove vengono detenuti in condizioni disumane e torturati tutti i migranti che non arrivano sulle nostre coste (risultati dei trattati Italia–Libia sostenuti dall’UE) e i campi di concentramento per omosessuali in Cecenia (l’UE importa la maggior parte del suo gas dalla Russia, e nonostante la scoperta dei lager non ha bloccato o diminuito il flusso commerciale). Timmermans ha risposto che la situazione prima degli accordi della Libia era insostenibile, e che l’unico metodo risolutivo è favorire gli interventi dell’ONU in Africa per costruire delle residenze abitabili, dalle quali in seguito l’Unione Europea andrà a scegliere i migranti da accogliere nei suoi Paesi, così da ostacolare i trafficanti di umani. Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, in realtà non è tutto rose e fiori: Timmermans stesso ha biasimato pubblicamente il comportamento della Cecenia, ha proposto le energie rinnovabili in alternativa al gas e ha insistito con gli Stati membri per dare asilo politico alle persone che fuggono dai campi di concentramento.

Si è parlato anche del dilagante eccessivo nazionalismo in alcuni Stati. “La paura aiuta i nazionalismi e i populismi estremi a creare l’immagine del nemico. Ed è questo che mi fa paura”. Per quanto riguarda il terrorismo Timmermans auspica una collaborazione tra l’Unione Europea e l’Islam, per combattere insieme il fondamentalismo jihadista che sta mietendo vittime in tutto il mondo. Si è pronunciato contro il razzismo in ogni sua forma e ha ripetuto molto, molto spesso “C’è da lavorare”. È ora che il cantiere si trasformi in un edificio e che non crolli alla prima folata di vento.

Elisabetta Spanò

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