Game Over, la morte spiegata da un videogioco1 min

di L'Obbiettivo
Di certezze inconfutabili al mondo ce ne sono ben poche, la morte è una di queste. Solo un filosofo greco, tale Epicuro, nel disperato tentativo di liberare l’uomo dalla paura del trapasso, provò a teorizzare l’inesistenza del decesso affermando: “La morte non esiste, poiché quando ci siamo noi lei non c’è e quando c’è lei noi non ci siamo più”. Un insegnamento poco pratico che agli uomini dell’epoca giovò ben poco; non basta un semplice gioco di logica per districare l’uomo dalla sua più grande paura. Oggi, a tremila anni di distanza, il game director Massimo Guarini crea un videogioco, “Last day of June”, nel quale vengono affrontati temi seri come la perdita, l’amore e, per l’appunto, la morte. È una storia d’amore delicata e commovente tra due personaggi, Cartoon Carl e June. Durante tutto l’arco del gioco Carl cerca di ricordare i suoi ultimi istanti di vita accanto a June, morta per via di un incidente stradale. I due protagonisti del gioco non hanno occhi né bocca, quasi a simboleggiare la propria impotenza di fronte al suo crudele destino. Naturalmente gli obiettivi che si propone Massimo non sono quelli auspicati da Epicuro: non si vuole tentare, per lo più inutilmente, di sopprimere la paura della morte ma piuttosto far riflettere i giocatori sull’incapacità dell’uomo di opporsi a ciò che è più grande di lui.

Il messaggio dei creatori si configura con la mancanza di occhi e bocca nei volti dei due protagonisti, a simboleggiare l’impotenza dell’uomo che nulla può di fronte al destino. Un gioco destinato a rivoluzionare il mondo dei videogames, intesi non solo come passatempo o semplici supporti di sperimentazione virtuale ma come mezzi potentissimi capaci di comunicare messaggi anche importanti. Ora non ci resta che andare a spiegarlo al genitore medio, quello che ai suoi tempi si giocava ancora a pallone all’aria aperta.

Giuseppe Galluzzo

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