Caduta di stile, anzi di scuola1 min

di L'Obbiettivo

Edifici in rovina, oscurità, superfici non calpestabili, riscaldamento globale, aria irrespirabile, forse stiamo esagerando un po’ troppo? Sembrerebbe l’introduzione ad un romanzo che narra il presente di una società post apocalittica, eppure siamo noi i protagonisti, passivi osservatori della situazione della Scuola Italiana. Il numero 13 fa venire in mente molte cose, le persone sedute all’ultima cena, il romanzo di Jay Asher, gli anni che vanno dalle elementari alla maturità, ma anche il simbolo dell’alchimia; proprio così infatti, si dovrebbero vestire i panni di un alchimista, trasformando questi anni scolastici in sicurezze, per poter capire cosa si voglia fare del proprio futuro. Gli adolescenti entrati nel mondo della scuola assumono le sembianze di animali e si accovacciano, aspettando di ricevere nozioni; in pratica è più addestramento che insegnamento. Per non parlare delle infrastrutture, solo nell’ultimo anno ci sono stati ben 44 cedimenti, a causa della riprovevole negligenza prestata alle richieste di interventi tempestivi. Ma i genitori degli alunni in tutto questo dove sono? Forse i genitori sono un po’ troppo presenti, basti pensare all’ultima aggressione ai danni di un’innocente professoressa che stava svolgendo il proprio dovere, educare. Che gli insegnanti debbano iniziare ad assicurarsi, proprio come accade in Francia? Allo stato attuale, non basterebbero mille leggi per rinnovare la scuola, proprio perché non va rivoluzionata, ma riadattata ai tempi. Speriamo che il punto interrogativo non diventi l’unico segno di interpunzione dei giovani, un segno che si ricurva su se stesso, come farebbe un adolescente insicuro. Quel che è certo è che la “buona scuola” di buono ha fatto poco e che secondo gli intricati sistemi della ministra Fedeli è stata equiparata ad una “buona rottura”.

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