Si Salvi(ni) chi può1 min

di L'Obbiettivo

Tra un selfie in discoteca in compagnia di modelle marocchine ed una spintarella all’On. Fedeli, in un periodo di piena campagna elettorale in molte città italiane ecco che Matteo Salvini torna alla riscossa e lo fa scagliandosi contro la Libreria Feltrinelli di Como.

Ma cerchiamo di non fraintendere: non si tratta di biblioclastia né dell’improvvisa esternazione di una qualche non meglio definita avversione che il leader leghista nutrirebbe nei confronti di tomi e manuali.

Forse, a ben vedere, l’obiettivo finale del violento moto d’ira non è neanche la celeberrima casa editrice, poiché – e neanche a dirlo – anche in questo caso la causa scatenante ed il bersaglio ultimo sono, udite udite, GLI IMMIGRATI.

Ma tornando ai fatti è accaduto che, di fronte all’iniziativa della Feltrinelli, di distribuire – ad immigrati e rifugiati gratuitamente e fino ad esaurimento scorte – opuscoli informativi dal titolo “Welcome to Italy”, il leader leghista se ne è uscito tuonando: “Non darò più una lira agli amici dei clandestini. Viva le librerie piccole e indipendenti”.

Il progetto, in altre parole, sembra aver sortito nel politico leghista la stessa reazione che avrebbe Dante nel vedere un tedesco cercare di tradurre nella sua lingua la Divina Commedia. Insomma, un’indignazione così forte da rendere irresistibile la tentazione di twittare la frase sopra riportata, che ha inevitabilmente scatenato i commenti satirici sul web.

Immediata la risposta di Feltrinelli: “Spiace per Salvini, ma nella nostra libreria, come in tutte le Feltrinelli d’Italia, distribuiamo gratuitamente fino ad esaurimento scorte la guida per rifugiati e migranti in quattro lingue”.

Ebbene sì, caro Salvini, in questo caso la Feltrinelli ben può fregarsene delle tue riprovazioni dal vago retrogusto xenofobo e infischiarsene delle tue critiche.

Il riscontro della casa editrice sembra parafrasare le parole che Francesco Guccini mette in bocca a Cyrano nella sua celeberrima, omonima canzone: “Non me ne frega niente se anch’io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato”.

Parole che noi, in questo contesto, utilizzeremmo senza alcun dubbio.

Giuseppe Galluzzo

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