La Cattedrale di Gerace si rinnova3 min

di L'Obbiettivo
Ieri un paio di progettisti normanni, due omoni ben piazzati dalle bionde trecce e gli occhi glaciali, hanno fatto il loro ingresso trionfante nella Cattedrale di Gerace.
Una volta varcato il portale di ingresso, il loro animo è stato scosso da sentimenti contrastanti. È inutile provare a spiegare a parole la loro emozione mista a paura e sgomento, nel vedere tutti quei fari disposti ad illuminare le navate e l’altare, il quale, di chiaro stile barocco, ha fatto brillare gli occhi ai nostri visitatori. Giusto un po’ di stupore per la scomparsa del mosaico raffigurante Ruggero II incoronato dal vescovo Leonzio, ma nulla di più. Insomma, avremmo potuto fare anche una gran bella figura, se non fosse stato per un piccolo incidente: ebbene, uno dei due nordici, mentre ammirava incantato le meraviglie della tecnica moderna e, forse, abbagliato dalla luce delle lampade elettriche, ha urtato contro un pezzo di marmo squadrato appoggiato sui gradini del Presbiterio, perdendo l’equilibrio e rovinando a terra, con un gran rumore di ferraglia.
Il Vescovo, presente alla scena, è stato il primo a prestare soccorso al malcapitato. Quest’ultimo tuttavia, armato di ascia bipenne e visibilmente contrariato, senza distogliere lo sguardo dal manufatto, ha cominciato a sbraitare pronunciando parole incomprensibili ed inveendo contro il Vescovo il quale, a sua volta, ha cercato di spiegare che l’opus marmoreumnel quale si era imbattuto il visitatore, altro non era che un ambone, un leggio dal quale proclamare le Sacre scritture al popolo.

Nel bel mezzo del trambusto l’occhio dell’altro visitatore è caduto (stavolta senza ripercussioni fisiche) su un altro elemento che, a suo dire, stonerebbe palesemente col contesto in cui è collocato.

Si tratta di una cattedra, ha balbettato il Vescovo, visibilmente intimidito, elemento strutturale complementare che dà alla chiesa il nome di “Cattedrale”, recentemente aggiunto al complesso strutturale per consentire alla Chiesa di essere elevata a Basilica.

Le parole del Presule non sono state, tuttavia, in grado di ricondurre alla calma i due nordici che, nella successiva conferenza stampa, hanno spiegato che tali brutture non si erano registrate nemmeno a seguito delle invasioni saracene, che l’ambone e la cattedra costituivano elementi strutturali delle chiese anche nel Medioevo, ma che a quell’epoca i templi sacri venivano edificati in esaltazione del divino, in modo che la bellezza ed armonia del luogo di culto esaltasse la grandezza del creato e ne celebrasse la perfezione.

La nuova cattedra.

 

Come dar torto ai due illustri ospiti, che più di mille anni fa costruivano edifici sacri nei quali tutto aveva un senso celato, dove ogni singola pietra nel contesto in cui si trovava assumeva un significato, dove anche lo spazio era ben dimensionato e proporzionato, nel rispetto di precise norme stilistiche a loro volta frutto e sintesi di criteri armonici ed oggettivi.

L’uomo moderno ha dimenticato questi valori e costruisce chiese che sembrano realizzate per distogliere da Dio e non viceversa. L’interesse si è spostato dalla necessità di creare ambienti esaltanti la grandezza di Dio verso interessi ben più materiali e terreni, come quello di ottenere l’elevazione di un Tempio a “Basilica”.

Ciò spiega come, nel nostro caso, sia stato possibile realizzare, in maniera scriteriata, un ambone ed un trono in marmo sproporzionati e del tutto avulsi dal contesto architettonico, solo per indirizzare la mira al raggiungimento di un fine.

A ricordarci (o forse a rinfacciarci?) l’errore, nella Cattedrale di Gerace rimangono ben salde, per fortuna, le venti colonne marmoree, diverse per fattura e pregio, che crescono di qualche centimetro man mano che dalla porta centrale si avanza verso l’altare, nel rispetto di rigidi criteri prospettici.

Rimangono i simboli legati alla tripartizione del transetto, con il chiaro riferimento alla Trinità; rimane l’abside centrale leggermente ruotata e non in asse con la navata, a rappresentare il capo chino di Gesù in croce.

Queste ed altre accortezze e simbologie oggi vengono accantonate per lasciare spazio al discutibile senso estetico di chi sceglie di aggiungere elementi architettonici (seppur a quanto pare essenziali) che inquinano il contesto di sobrietà e purezza in cui si trovano. E fortuna che si tratta di elementi posticci reversibili, visto che sia la cattedra che l’ambone sono stati semplicemente “poggiati” sul presbiterio.

E così, siamo passati dalla Reclinatio Capitis all’ Admovere ille supra e tutto in soli mille anni di evoluzione artistica e culturale.

“Le cose vecchie muoiono in mano dei pazzi” recita un antico proverbio geracese. È quello che hanno dovuto pensare i due normanni uscendo dalla loro Cattedrale, lasciando dentro il vescovo con il suo trono fatto su misura.

Giuseppe Galluzzo

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